martedì, luglio 30, 2019

E LA LUNA BUSSO'

sottofondo: Outside (demo version) _ Idols for Ideals

Finora avevo vissuto nella foresteria sopra un locale. Mi era capitata quest'occasione tempo prima, avevo fatto dei lavori per i proprietari ed un giorno, mentre cercavo una nuova sistemazione, incontrai uno di loro che mi propose di trasferirmi lì per un pò. "è una cosa temporanea, però ti darà tempo e tranquillità per cercare qualcosa di meglio. devi solo dare una sistemata, è un pò che non la usiamo..è sempre stata un magazzino, ma ci sono un bagno attrezzato ed un paio di letti".
Non ci pensai poi molto. Tre giorni dopo ero lì, in quello che mi sembrava un buon inizio.
Avevo dato una ripulita, sistemato piccole cose nel bagno, spostato un pò di ciarpame. insomma, la mia nuova dimora era pronta. Il locale si trovava quasi in campagna, quindi mi ero reso conto immediatamente di aver guadagnato non solo un alloggio, ma una porzione di pace.
Le prime settimane trascorrevano felici, a svegliarmi con il cinguettìo degli uccelli, l'acqua degli irrigatori, il mio fido gallo starato. Si, starato poveretto. Gastone (così lo chiamavo) dava la sua miglior sveglia in un orario compreso tra le 6 e mezzodì. Con un urlo strozzato che poteva ricordare il clacson di un camion così come la corda straziata di un violino scordato.
Avevo anche la compagnia di Enrichetto, un topo molto obeso che incontravo ogni tanto, di notte, intento a fingersi scoiattolo sui rami di un albero davanti al balcone. Finivo di fumare la mia sigaretta, mentre sorridevo guardando i rami piegarsi sotto la sua mole surreale. Ma il figlio di puttana sapeva il fatto suo, arrivava dove doveva.
Dicevo insomma la vita procedeva tranquillamente con le nostre routine.. ognuno faceva il suo, a me toccavano un pò di pulizie, il giardino che avevo iniziato a curare, un accenno di orto che a fatica facevo partire, e alla fine di ogni serata controllare che tutto il locale fosse chiuso e spente luci, gas, acqua e quanto possibilmente fosse stato usato.
L'estate era arrivata improvvisa, prepotente, quasi nessuno se ne era accorto. Fu una sera estiva, una di quelle in cui fare tardi nel giardino del pub a chiacchierare con alcuni clienti abituali non poteva pesare perchè godevo del fresco dell'ambiente campestre. Il piccolo appartamento in cui sarei dovuto salire a dormire mi respingeva con la sua muraglia bollente. Un'afa davvero intollerabile che prima o poi, come le altre sere, avrei dovuto affrontare. Salutai al cancello i pochi rimasti, portai fuori la spazzatura, chiusi il lucchetto, passai dalla cucina a prendere acqua fresca e spegnere tutto. Salivo le scale a fatica, percepivo la temperatura salire ad ogni gradino.
Era una notte di metà Luglio, mi ricordo principalmente perchè doveva esserci un'eclissi parziale di luna. Proprio questo pensiero dell'eclissi mi diede un pò di speranza: se non fossi riuscito a dormire, almeno avrei goduto di uno spettacolo come quello piuttosto che fondermi il cervello stanco davanti ad un monitor, caldo anch'esso. Come da fottuto copione, iniziai un ballo di San Vito sulle lenzuola, mi dimenavo cercando una superficie non bollente senza ovviamente alcun risultato. Mi alzai, rollai l'ennesima sigaretta ed uscii in balcone, percorrendolo fino in fondo per avere una visuale migliore, più ampia, ed evitare alcuni lampioni che dalla strada avrebbero compromesso la visione. La luna era in ombra, lentamente veniva coperta dall'ingombro del nostro pianeta. Mi sentii di nuovo parte di qualcosa di naturalmente sorprendente, alle spalle avevo un Sole che non potevo vedere che stava proiettando ombre sulla Luna,inclusa la mia, per nasconderla in un infantile gioco di gelosia che coinvolgeva un pianeta intero.
Mio nonno avrebbe tranquillamente detto che quei fottuti yankee meritavano di perdersi anche questo spettacolo. Che sagoma il nonno. Aveva combattuto al loro fianco durante la liberazione, ma aver perso quasi del tutto l'udito per colpa di una granata non doveva avergli lasciato una sensazione proprio positiva al riguardo. Mi accorsi poco dopo che anche Enrichetto era salito a vedere lo spettacolo. Era ormeggiato all'angolo sotto la ringhiera, scappò non appena ciccai la sigaretta a terra. Alzavo lo sguardo ad intermittenza perchè attendevo il mio momento preferito, il sorriso sornione dello Stregatto. Dai, non ditemi che sono l'unico ad essere rimasto folgorato da questa immagine fatata. Sempre detto, Carroll era un altro fattone visionario che ha reso pop un viaggio lisergico.
Dopo minuti passati a rispondere al sorriso in cielo, decisi che era arrivato il momento di dormire.
Caldo, cazzo che caldo. zzzz. zzzz. zz. In piedi, come un marine, cospargersi di repellente per zanzare.
Frrr. frrr.fr. Torcia accesa soldato. Una falena gialla passava per le mie orecchie. ok.
Buio in camerata. Tuk. Tu tuk. tuk tuk tuk. Torcia. Una libellula. Giuro, una libellula con evidenti problemi al GPS stava dando ripetute craniate a qualsiasi ostacolo fosse presente in stanza. Ma con quale eleganza, la stronza.
Convinto di aver visto tutto il visibile per la notte, sorridendo inebetito, mi rimisi a letto.
Toc toc. delicato.
Una finta parete di alluminio anodizzato e vetri mi divideva dall'ambiente accanto, uno stanzone con camino e mille sedie e tavoli impilati. Alla parete erano poggiati in piedi svariati materassi coperti da un tendaggio. In questo divisorio una piccola finestrella scorrevole - servita forse in passato come passadocumenti da ufficio ad ufficio - era chiusa con uno spessorino all'altezza del mio letto.
Toc toc.
Pensai che qualcuno potesse esser rimasto a dormire, dimenticandosi di dirmelo. Più probabilmente il vento aveva fatto schioccare la tenda un paio di volte. Forse rumori di assestamento strutturale. Forse la libellula aveva trovato uno scopo per la notte, forare una parete.
Toc toc.
Inspirare profondamente, accendere la torcia per la settordicesima volta, impugnare un mezzo manico di scopa come deterrente per ladri (come se i ladri avessero bisogno di passare dalla parete tra i materassi e bussare preventivamente), decidere di aprire la finestrella di scatto.
Sfilai lo spessore - consistente in un coltello da cucina spezzato - ed aprii.
Un buio tangibile quasi nebbioso invase l'aria intorno a me, come una boccata di fumo denso si concentra sulla colonna di luce di una lampada. La sensazione era quella di aver aperto lo sportello di un'astronave, mi aspettavo di vedere parte dei materassi e del camino ma vedevo solo lo spazio nero senza stelle.
"Ciao Stefano" disse una testa sbucata all'improvviso nel buio.
Una testa rossa riccia mi aveva salutato. Pensandoci meglio, una faccia bianchissima da trucco con le gote molto rosse sotto una parrucca arancione rossiccia e dei denti enormi bianchissimi anche loro, mi aveva salutato. Per nome.
Non avevo mai avuto problemi con i clown, ma date le circostanze, per usare un'espressione da aristocrazia francese, mi cacai sotto come raramente mi era capitato nella vita. Mi allontanai dal letto di scatto, pietrificato. Lui mi sorrideva.
Dov'era il resto del corpo? Come faceva a stare in piedi ad una finestra alta poco più di un metro da terra? Perchè sapeva il mio nome? Cosa cazzo voleva un clown da me nel mezzo di una notte d'estate? Tutti pensieri e quesiti nati e morti in un istante di terrore puro.
"Rispondere a chi saluta è semplice educazione" disse la testa sorridente e fluttuante nel buio.
"ehm..ciao..chi sei? che ci fai lì?"
"sono passato a prenderti. non mi riconosci perchè è passato tanto tempo, ma ci siamo incontrati altre volte durante la tua vita. ti ho chiesto di venire con me in altre occasioni, ma ogni volta c'è stato qualche impedimento o tu non eri pronto. ho pensato di provare anche stavolta. se ti è comodo, puoi chiamarmi Edmond"
Edmond. Edmond lacazzoditestadiunclownnellaparete è venuto a prendermi. tra l'altro ci conosciamo già,dice, quindi quale sarebbe il problema?! certo.
"ehm..Edmond..io non mi ricordo. questa cosa.. sei sbucato dal nulla assoluto e.."
"sei terrorizzato, è normale. perchè hai rimosso alcuni ricordi. e perchè il senso del controllo ti dice che tutto questo è fuori luogo. in passato ci sono stati ostacoli diversi, ma non avevi tutta questa paura, come non avevi tutte queste responsabilità".
Disse tutte queste responsabilità con un tono sarcastico quasi. un sorriso tonale appena accennato, non maligno ma affilatissimo.
"vieni.andiamo adesso."
"ma dove?"
"il luogo non è importante. il nome non è importante. conta che tu ci sia"
"ma io.."
"si, tu. basta ma."
Diedi uno sguardo al suo sguardo, i suoi occhi in effetti mi erano familiari, gialli come |Crema di materia gialla che gocciola dall'occhio di un cane morto| rende l'idea. ma non maligni. avevano qualcosa di canino che gli forniva un'aria dimessa e leale. però.
"i però fanno perdere il focus. ed il tempo ci passa sopra in ogni caso."
"si, l'ho capito."
I secondi successivi sembrarono eterni, guardavo ai lati e tornavo su di lui, guardavo una diagonale ma lo tenevo d'occhio.
Passai in rassegna tutto ciò che avevo intorno, i mobili che non conoscevo, la mia roba poggiata alla rinfusa in poco spazio, mi guardai addosso la maglietta da letto sfatta ed un paio di pantaloncini che non erano miei. Una sacca a terra, due buste e qualche merendina sulle mensole. il computer.
"prendi tre cose che pensi possano servirti."
Di nuovo una panoramica della stanza, il panico dell'insetto. Cosa mi serve? come faccio a saperlo se non so DOVE vado?!
Automaticamente, come in una trance, mi spostai nella stanza ed infilai delle scarpe e la mia maglietta col teschio di Dalì. in silenzio e velocemente presi un coltellino, un accendino ed il telefono. ma lo rigirai nella mano più di una volta. lo guardai così, cover cinese colore a caso, schermo nero. lo rimisi dov'era. presi la sacca grande da terra. la misi a tracolla, aprii la cerniera davanti e ci infilai coltello ed accendino. pronto.
il luogo non è importante
quello attuale ha importanza? forse.
"tornerò?"
"dipende. non sta a me dirlo."
"ah"
Un'ultima veloce occhiata cadde sullo specchio. stavo benissimo. ero in forma nonostante tutto. non sentivo peso, non sentivo sonno, niente fame. nessuna mancanza, nessuna appartenenza.
"ok andiamo."
"seguimi"
Infilai me e la tracolla nella finestrella nel buio. Non un passaggio comodo, ed arrivato a poggiare l'addome non capivo dove sostenermi in avanti.
Guardai Edmond che avanzava, cioè il retro della sua testa rossa si allontanava. Non chiesi, mi lasciai cadere.
Ero improvvisamente dietro di lui, camminavo senza problemi e non avevo peso.
Edmond ora aveva un corpo, in un completo totalmente nero, ma pensa. Iniziavo a distinguere contorni, ma senza luce. o meglio, la luce era NEI contorni. in ogni forma. riflessi lontani pulsanti.
"devo chiederti una cosa se permetti."
"cosa"
"capisco accendino e coltello da campeggio, anche se la scelta mi fa ridere perchè non ci sarà mai nulla da aggiustare o costruire..ma la chitarra, perchè la chitarra?"
"vedi, hai detto conta che tu ci sia. la musica non poteva mancare con me. questo è un bagaglio di emozioni, di malinconia, di gioia. può far ridere, piangere, rilassare, pensare. e poi non ha bisogno di alimentazione, mi dà la possibilità di studiare sempre e scoprire e migliorare."
"ascoltati.sei già tornato."

martedì, aprile 23, 2019

New Order

sottofondo: Candil De La Calle - Apparat

Mi guardo intorno, nessuno.
Vuoto denso fuori, vuoto compresso nella testa.
Guardo di nuovo la mia gamba destra, un grosso strappo nei pantaloni mi mostra orgoglioso la poltiglia di carne e sangue che si è formata in seguito allo squarcio che quella recinzione mi aveva provocato. La recinzione che avevo scavalcato per arrivare nella zona nord ovest.
Da quanto sia in movimento non saprei più dirlo. Molte notti, tanti lunghissimi giorni, a volte confondendo le une per gli altri. Avevo sentito dire che superata la zona centrale, appena fuori la linea della Secante 1, si poteva trovare del cibo e qualche oggetto utile. Avevo considerato anche non armi stavolta. Finora la mia automatica era stata leggera e fedele. Compatta, veloce, ancora lucente a modo suo. E oramai la usavo bene. Ma nello zaino non avevo granchè. Una mezza bottiglia d'acqua, un pacchetto di caramelle al limone, qualche barretta energetica, una scatola di fagioli ed una copertina sdrucita. Avrei cercato un cutter per esempio. Avrei voluto un accendino, una torcia, un coltello, delle garze e perchè non allora un apriscatole un tegamino una coperta impermeabile un berretto degli occhiali da sole spaghetti frutta e caffè. il conto grazie.
Quante cose cerchiamo? quanti oggetti ci hanno circondati per anni e anni..oggetti di ogni materiale e forma, solo ora mi rendo conto di quanta superflua importanza gli ho dato, di quanto valore li ho investiti. La mia pashmina preferita..il mio fido pelaverdure, il lettore mp9, la mia adorata moka. Ma non si trova nemmeno più il caffè, per quanto io cerchi e ne sappia. Hanno smesso di produrlo un pò di tempo addietro, e se durante qualche fuga o in un nascondiglio di fortuna dovessi trovarlo, mancherebbe il gas o l'elettricità per farlo. Accendere un fuoco, penso sempre. Così da rivelare la mia presenza a km di distanza. L'ultima volta che l'ho fatto ero al chiuso, avevo passato un paio d'ore ad oscurare ogni finestra, ogni apertura, ed utilizzato gli ultimi due fiammiferi. Fortunatamente a volte, l'attraversamento obbligato di avanposti abbandonati offre di questi vantaggi: non devi aspettarti ronde troppo frequenti ed i passaggi aerei vengono fatti in maniera quasi distratta.
Ora che avevo superato l'enorme piazzale di parcheggio -immagino subito ore di punta, un mare di automobili ferme, biciclette e moto dei pendolari, insegne luminose- procedendo radente al muro di cinta che delimitava un terrapieno sopra al quale sorgeva una volta il Mc Donald's della Secante 1. Il totem di un'era passata, simbolo di un benessere per tutti, metteva d'accordo ricchi e poveri. Come si chiamava quel panino? Crispy Mc Bacon. Non ricordo esattamente che sapore avesse, ma ricordo con certezza che era il mio preferito. Al momento potrei descrivere e valutare ogni tipo di cibo in scatola però. Nessun legume verdura o intruglio ha più segreti per me. La cosa più triste? cereali e muesli, senza latte vien da piangere. La cosa più buffa? bere olio d'oliva o di semi, assicurandosi che un bagno sia a portata di mano. La cosa più disgustosa? alcuni insetti, il pesce decongelato. Nulla a che vedere col sashimi credo. Capitolo a parte per la pasta cruda. Ho sempre avuto questa abitudine fin dall'infanzia, certo mangiare 4 pennette per sfizio e mangiarne una porzione intera per fame è altra cosa. Ma ho questa nuova ricetta, se può servire: munirsi di un barattolo con coperchio, riempire d'acqua (possibilmente non di pozzanghera) a metà e sminuzzare la pasta fino ad immergerla tutta nell'acqua. Lasciar macerare per indefinite ore, condire a piacere con ingredienti rimediati. Sfiziosa, nutriente.
La stanchezza mi fa strapensare in effetti.
Nemmeno una canzone a distrarre il cervello però. L'unico commento sonoro di certe giornate è l'annuncio registrato dai megafoni delle industrie abbandonate, dai diffusori delle stazioni, delle caserme. "PREGHIAMO LA CITTADINANZA DI RISPETTARE LE REGOLE PER IL CENSIMENTO OBBLIGATORIO" "PRESENTARSI AI BLOCCHI DELLE SECANTI MUNITI DI DOCUMENTO VALIDO E RICHIESTA DI RICOLLOCAMENTO ENTRO 48ORE DAL PRESENTE ANNUNCIO" "PRECEDENZA ASSOLUTA AD ANZIANI, DEGENTI, OVER 50, INVALIDI CIVILI E MILITARI, VEDOVE" ed il più bello "SEGUITE LE REGOLE, RISPETTATE LE FILE E SARETE SISTEMATI AL MEGLIO". Un loop costante, a volte in lontananza, spesso rallentato ed incomprensibile per una prevedibile prossima morte del generatore.
Quando ho sentito questi annunci per la prima volta, ero nel settore della Secante 4, in stazione per tornare all'alloggio. La zona sud est, la mia preferita di questo Quadracerchio 12. Avevo -per motivi di studio- diritto al permesso di visitare il Quadracerchio adiacente, quindi appena possibile spendevo il mio tempo lì, anche solo a fare la spesa. Il confine tra il 12 ed il 15 era un'area verdissima disseminata di laghetti e costruzioni in legno. Certo, nel mezzo di tutto si ergeva la gigantesca stazione della Secante 4, una delle più recenti e tecnologiche. Una fortezza di cemento grigio ed antenne e ripetitori e torri di vetro blu cobalto. Immaginavo sempre, un pò per esorcizzarne la presenza, che fosse la nave Madre atterrata perfettamente nel bel mezzo di un parco botanico. Infatti era obiettivo di molti fotografi che si divertivano a ritrarre piccoli dettagli in primo piano come una giostrina, una fontanella, sormontati da questo golem futuristico. Ma in alcune giornate un pò più luminose, anche il golem spariva ai miei occhi mentre immaginavo il calore di un sole sulla pelle e mi lasciavo accecare dal bagliore che confondeva tutte le forme rendendole sinuose.
Si diceva che di tutta l'Arnia Centrale solo 3 settori su 18 -incluso questo- potevano offrire uno spettacolo così. Insomma, una sistemazione invidiabile se penso agli alloggi dei miei vecchi amici nel settore Secante 2 a nord est, oppure ai miei parenti assegnatari trasferitisi addirittura nel QC 18. Beh, come biasimarli, il 16 17 e 18 vennero distribuiti GRATUITAMENTE. Famiglie intere molto numerose a cui viene CONCESSO a titolo gratuito a tempo indeterminato un alloggio spazioso per tutti, ammobiliato e dotato di ogni comodità. Non ho mai avuto modo di chiedere come fosse davvero, se stessero bene e se fosse come questo QC. Il mio nome non era nella loro lista perchè assegnatari e la mia età era ben oltre la custodia obbligatoria.
Quando si potevano ancora ascoltare discorsi in giro, voci dicevano che in realtà i QC 16 17 18 del blocco sud erano orrendi, grigi, sporchi. Il Rationatore Complesso aveva investito sì nella ricostruzione e ricostituzione delle città in arnie, evidentemente però con un occhio di riguardo verso i settori più a nord. Nessuno che conosco è mai stato nel blocco nord, i QC 1 2 e 3 sono da tempo oggetto di leggende. Si dice siano totalmente illuminati con l'ausilio del 45% di tutte le megalampade che servono Arnia Centrale. Si dice anche che ogni risorsa idrica primaria sia stata dirottata a loro favore per garantire agricoltura e verde.. che ci sia addirittura uno zoo visitabile con molte specie VIVE! Chissà, magari prima o poi lo scoprirò o magari ci arriverò, anche per capire perchè qui non c'è quasi più nessuno. Ho incontrato in effetti parecchie persone dall'inizio del... io lo chiamo New Order -come uno dei mie gruppi preferiti di sempre- come se fossimo tutti stati riorganizzati e spostati man mano che il Censimento Obbligatorio procedeva nei giorni, per la maggior parte giovani e bambini. Sperduti, come me del resto. Ognuno a modo suo sta cercando qualcuno o qualche risposta o spiegazione. Una bambina di 13 anni poco tempo fa mi diceva che era a scuola il giorno in cui i suoi andarono verso il settore Secante 3. La chiamarono entusiasti dal confine perchè stavano per vedere il loro futuro alloggio, bellissimo e non troppo costoso per essere nel QC 14. Poi, uscita da scuola, era stata prelevata e portata da parenti assegnatari in attesa di ricollocamento. Lei aveva provato a contattare i suoi genitori fino al giorno in cui ogni megalampada aveva perso luce e tutte le comunicazioni avevano iniziato ad interrompersi. Prima l'energia negli alloggi -i primi giorni buttammo tutti tutto il fresco delle nostre dispense: montagne di rifiuti umidi e liquidi riversati nei Peptotombini che dopo poco straripavano- poi quella negli uffici e nelle strade. Perdemmo segnale dai cellulari, dai computer, dai satelliti. I canali televisivi non trasmisero più neanche il monoscopio di interruzione trasmissioni. E arrivò la fame. La sete. La disperazione e la rabbia. Diventammo tutti nemici.
Homo homini lupus, come sempre.
I più grandi e forti iniziarono subito ad affermare la loro supremazia. Saccheggi, rapine, stupri, omicidi sommari. La debolezza e la bontà si stavano estinguendo, come del resto noi stessi in quell'arnia. Enormi cellule rotonde, costruite all'interno di una cinta quadra i cui vertici erano gli unici punti di contatto con la cellula adiacente, le stazioni Secanti appunto. Un alveare con disturbo della personalità, un favo capitalista. Nel realizzare le 3 maggiori arnie, Arnia Settentrionale, Centrale e Meridionale il Rationatore Complesso aveva distinto nettamente la ricchezza dalla povertà, diviso le famiglie per genere, appartenenza, razza o gusti. Dapprima un censimento blando attraverso test online o questionari facoltativi, poi con Censimenti Obbligatori per blocchi. Con il programma di Ricollocamento, che avrebbe "riequilibrato" queste divisioni fornendo una possibilità di scelta dell'alloggio. Della zona dell'alloggio.Un'opzione. Perchè -fatta eccezione forse per i blocchi nord- gli alloggi risultavano tutti uguali. Spaziosi open space totalmente in cemento antisismico con finestre cieche e mobilio standard bianco; ne esistevano di 3 tipologie, piccolo per 1 fino a 3 persone, medio da 4 a 6 e grande da 7 a 10. Tutti erano in condominio. Gigantesco condominio. Zero o quasi scambi con vicini o conoscenti, ridotta al minimo l'interazione tra famiglie, a detta del programma Riconciliazione per evitare dissidi e faide come nel passato. Riducendo al minimo anche la possibilità di spostamento: alloggio, lavoro e vita nel QC di appartenenza, vietati rapporti e visite con altri QC. Sapevamo tutti che al di là di ogni Secante si celava una realtà identica alla nostra e a quella di almeno altre 17 cellule, solo per Arnia Centrale! ed ogni macro-nazione si stava adeguando a questo sistema. Ricordo la vacanza che avevo fatto dopo aver finito gli studi: dieci giorni divisi tra QC 14 e 15, gli unici adiacenti A SUD del mio. Come dicevo prima, il 15 mi piaceva molto e ricevetti come premio agli studi proprio il pass per entrare lì, valido cinque anni. Impensabile da anni prendere un aereo per spostarsi, a causa di tutte le pandemie scoppiate nei vari paesi. Vietatissima ogni ricerca in proposito, ogni informazione era considerata top secret perchè di competenza del Rationatore Complesso che si stava occupando del nuovo ordine che avrebbe sanato il pianeta in pochi e fruttuosi anni. Le persone erano tranquille in effetti. Eravamo rilassati perchè qualcuno o qualcosa finalmente ci aveva tolto dall'imbarazzo di dover cambiare le cose: avrebbe ricollocato e riconciliato, avrebbe sanato e organizzato ogni spazio per fornirci tutte le comodità di cui avevamo bisogno. Una mamma di nascosto, un gestore efficiente. Certo si poteva pensare che per il colore delle pareti dell'alloggio sarebbe stato meglio il verde.. ma cosa importa se la casa costa poco ed è spaziosa. Si poteva pensare alla noia di vedersi sempre le stesse cose intorno, però potevi avere un lavoro a pochi passi, un centro commerciale completo sotto ogni blocco, palestre, centri estetici, carnevalate, processioni religiose, cinema stazioni sciistiche e tutto ciò che desideri, in un'unica grande bolla.
Infatti la cosa che mi manca di più è il mare. Quello non riusciranno mai a riprodurlo qui dentro. Fortuna ho fatto in tempo a vederlo, a viverlo un pò. Al tempo già non era più balneabile, ma a me poteva bastare. Potevo eliminare per qualche momento quel brusìo costante, quei rumori incessanti a cui ormai eravamo tutti assuefatti. O ricorrere in alternativa ad un lettore mp9, come mia buona abitudine.
Fino al New Order.
Perchè quando è iniziato, tutto il programma è andato a farsi fottere. E con esso il relax, con esso la riconciliazione. La gente ha iniziato a dar di matto, a cercare giustamente parenti ed amici, a compiere le peggiori azioni pur di mantenere uno stile di vita simile a prima. Ma la sensazione di abbandono è stata repentina e poco delicata. Quando abbiamo iniziato a veder spegnersi le megalampade una ad una, sempre più fioche, capivamo che qualcosa di brutto stava per accadere, quantomeno che interi settori erano stati lasciati a se stessi.
Ecco il motivo delle spedizioni punitive, il motivo della forzatura dei blocchi, delle rappresaglie. Intere stazioni Secanti sono diventate ormai avanposto di militari o predoni. Passare attraverso una di quelle è davvero difficile se non impossibile, ma è l'unico modo per spostarsi da una cellula evitando le baby gang o i rapinatori e sperando che nella adiacente la situazione sia diversa.
Così è andata. Per lungo tempo. Poi sempre meno persone, tanti morti di stenti o malattia, tanti in modo violento, sempre più silenzio e solitudine e oscurità. Così è iniziata la mia passeggiata. Si perchè alla fine, ciò che mi interessava tanto tempo prima è tornato ad essere la priorità: cercare di capire, sapere cosa. E poi finalmente, magari, ritrovare il mare.
Vorrei sapere dove sono tutti, dove è finito Fabrizio del 15, con il quale avevamo iniziato una Conoscenza Consentita perchè entrambi muniti del pass, dove si è spostata Anna del 12, mai tornata da una gita alla Secante 2.
Superato il parcheggio si entra nel complesso della Secante, mi hanno detto qualche giorno fa che il tunnel per i mezzi di servizio è sguarnito perchè considerato infetto. Ho pensato di usare la coperta come maschera per la testa, devo trovare un pezzo di tessuto qualsiasi per coprire le varie ferite. La pistola è carica, ovviamente spero di non usarla perchè le munizioni sono poche ed il rumore attirerebbe chiunque nei paraggi.
Procedo lentamente, bisogna fare attenzione a tutto, riflessi nelle vetrine, rumori inusuali, ho imparato a distinguere anche i vari tipi di aereo, e credo di percepire un pò prima la presenza di un altra persona. Questa situazione ci ha forse reso dei nuovi felini.
Il tunnel sembra vuoto ed abbandonato. E' proporzionato alla stazione, gigantesco. Quindi ogni passo è uno schiaffo in chiesa, andare a rallentatore mi aiuta ad evitare rumori. Con questo turbante improvvisato mi viene in mente un'immagine che vidi sul libro di storia moderna, la foto di un soldato afghano in ricognizione. Chissà se anche nel medio oriente il Rationatore Complesso ha attuato il suo piano di Ricostituzione. Forse no, l'acqua lì non c'è mai stata in abbondanza.
Vedo già un bagliore sul fondo, forse l'uscita non è così lontana. Sto superando il marker che divide il QC 12 dal 9, zona vietata per me come per moltissimi altri. Se non fosse per la solitudine, avrei un sussulto per l'emozione.
Anche la stazione, vista da questo lato, risulta abbandonata. Nessun avamposto in realtà. Lo scenario è identico al precedente, non cambia nulla tra i QC, nei colori e nelle forme. Solo questo risulta ancora più deserto. Il silenzio è strano, si è posato qui come un velo spesso che ha un effetto di ovatta sulla realtà.
Cammino ancora, dovrei riposare ma so che potrò farlo solo nel momento in cui arriverò ad un altro confine e dopo aver fatto un pò di "spesa".
Non c'è molto a giudicare dai primi negozi, qui tutto sembra sia stato saccheggiato parecchio tempo fa. Strano anche perchè il pensiero è sempre stato che i QC a nord fossero i più favoriti e serviti.
Un aereo da carico. Sarà qui sopra in pochi minuti, devo correre e nascondermi. Gli correrò incontro, così da anticiparmi strada almeno per il confine alla Secante 2 sud ovest, verso il QC 11, che vedevo dal treno periferale andando a lavoro al mattino, uno skyline poco interessante ma pur sempre di un luogo inedito.
Mi sdraierò dietro il muretto di cinta di un palazzo, ci sono rifiuti a sufficienza per mimetizzarmi.
Maledizione ho dormito.
Un rischio inutile, la mia stupidità e la stanchezza hanno giocato insieme. Tutto tranquillo fortunatamente, lo zaino è ancora qui. Devo andare verso l'altra stazione.
Ma la stazione non c'è. Non la vedo. La Secante 2 è smantellata, il muro cintabinario è stato abbattuto e ricostruito come una porta. Mi correggo, è un varco monumentale affiancato da due pilastri neri, saranno alti almeno 30 metri.
Arrivo vicino alla struttura, aperta sul nulla pare. Dall'altro lato non si vede il suolo, come fosse un cancello nel cielo. I bastioni sono ricoperti di segni e scritte, bassorilievi narrativi che ricordano le colonne romane.
Avanzo lentamente. Non è il vuoto quello che vedo ora. E'una cavità rettangolare immensa. La versione mastodontica di un Taj Mahal lugubre e desolato. Sembra una piscina ornamentale, grande come un intero QC. Ma non contiene acqua, non contiene pesci. Non contiene di sicuro le monetine di tutti i desideri espressi.
Sul fondo vedo una massa informe di corpi, un impasto agghiacciante di arti e teste, una sconfinata mistura di cadaveri.
Cado in ginocchio. Le lacrime mi scaldano il viso. Urlo in silenzio.
I pensieri corrono veloci non riesco a seguirli. Vedo i miei, vedo i visi delle persone che ho incontrato, dei colleghi, di Fabrizio che mi sorride dal cintabinario con la mano in cenno di saluto. Vedo moltitudini di disperati, di anziani, di over 50, di invalidi, di vedove. Vedo la marcia della sepoltura della specie. Immagino i primi. Immagino le urla, mi distruggono la mente. Immagino alcuni sopravvissuti al salto..fotunati nell'atterrare sul morbido, maledetti nell'assistere al resto.
Perchè. Chi.
CENSIMENTO. RICOLLOCAMENTO. MALATI. DEBOLI. RISPETTATE LE REGOLE. SARETE SISTEMATI. CONOSCENZA. CONSENTITA. QC 1 2 3. MARE.


mercoledì, marzo 06, 2019

Il fondo

sottofondo: Pink Floyd - Echoes
Toccai il fondo proprio quando non seppi più dove e come guardare. Mentre cercavo avantindietrosinistraniente...nessun risultato. Ma da qui, proprio sembrava impossibile.
Di nuovo in un nuovo giro, lasciavo ormai tracce che ripercorrevano tracce. Sembrava tutto così soffice dopo esserci passati quante non so.. 15? 100 volte? Avevo probabilmente tracciato mille mandala e millemila arabeschi in una folle e forse pacchiana cupa decorazione. Ormai avevo dato tutta me stessa e proprio non riuscivo a trovarla. Disperazione, poi riprendi ancora. Ripeti.
E' grande, il fondo.
La cosa mi era sfuggita di mano un pò di tempo prima.. sapete, quei momenti di maretta, i momenti di turbolenza-segue-agitazione in un flusso non costante che rende impossibile capire se aprirsi un pò di più o serrarsi fortissimo ed attenderne il passaggio. Difficile sul serio. Soprattutto se il tutto accade così velocemente in un tempo eccezionalmente dilatato. Apri, chiudi, apri.. In pratica una vita ad intermittenza, umide decorazioni natalizie su di un albero mai smontato. Fu in uno di quei momenti, dicevo, che la persi. Si allontanò piano, mentre cercavo di seguirla e non capivo cosa stesse succedendo. Fu un attimo, ondeggiamenti prima, poi una spinta improvvisa e non era più con me. Quel suo bagliore fu l'ultima cosa che vidi prima che ogni riflesso venisse assorbito da una notte vergognosamente blu.
Rimasi in silenzio per ore, giorni, non potevo far altro che aspettare. Non potevo ancora muovermi. Troppo debole e disorientata.
Quando mi resi conto che la tempesta era passata, recuperate un pò le forze e ripescato un barlume di lucidità, iniziai a girare. Sfruttavo ogni possibile corrente, ogni flusso, ogni pensiero e istinto. Strisciavo, mi trascinavo a volte. Ma proseguivo, imperterrita.
Girai mari e monti per così dire, mi affacciai su abissi inesplorati profondichenonsivedenulla ma ugualmente senza paura scandagliai ogni possibile paesaggio che a quel punto cominciava a somigliarsi e confondermi.
Disperazione, poi riprendi ancora. Ripeti.
Avrei potuto cercare-inseguire-setacciare per sempre, oppure pensare di farmi ritrovare in qualche modo. Così iniziai. Evoluzioni come queste non le avevo mai immaginate. Lavorai sodo, portando tutto quello che avevo intorno ad un livello più alto. Come un gatto si porta nel punto più alto di casa ad osservare, così decisi io di sopraelevare il mondo, capii che avrei potuto sfruttare quei moti che sembravano perpetui a mio favore, per rivederla. Ripresi fiato, ma continuai allo stremo perchè tutto avvenisse come lo immaginavo. No.. Io lo vedevo.
Avevo affidato la cosa al caso? Possibile. Ma l'istinto a volte vaga oltre la coincidenza e volutamente ignora il caso.
Il fondo è enorme, dicevo. Ma fu fondamentale. Toccare quella superficie nuova, percepirne le sfumature, muovermi cieca tastando ogni particella anche sospesa. Imparavo. Costruivo.


Aperta. Grandi respiri. Ora intorno si è fatto tutto azzurro, nessuna paura per le correnti, lontana com'ero dal torbido fondo. La sabbia era diventata mia alleata, casa amica e famiglia.
Grazie a lei, al suo letto soffice ed al mio modo di rifarlo, tra le curve lisce ed i tracciati a perdita d'occhio il mio desiderio si avverò.
Rotolando piano, spinta in ogni direzione, quella mia piccolissima Perla tornò a me, in me.
Avevo tanto da darle, volevo renderla la più bella e lucente del mare. Si sarebbero dovuti inchinare perfino i cavallucci marini.
Socchiusa. Respiri lenti, lunghissimi. Rispetto per il silenzio, la culla sarà il mare, la casa la conchiglia.
Ti abbraccio, sono completa.





mercoledì, febbraio 20, 2019

Due Unità

Sottofondo: Nine Inch Nails - All that could have been.

La incontrai per caso in un pomeriggio assolato di Gennaio, su di una strada del centro non molto frequentata, tipico di lei.
Percorrevo il viale alberato sovrappensiero come sempre. All'epoca guidavo un furgone per lavoro, uno di quei mezzi scomodi ed abbastanza rumorosi da non permettermi altro che evadere col pensiero. Il riabituarsi a dei ritmi lontani nel tempo, vivere una realtà diversa dopo le vicissitudini che hanno in qualche modo cambiato il corso dei tuoi eventi, cercare dettagli fuori dal finestrino che possano legarti a qualcosa, porgerti una diversa ed inaspettata possibilità. Una vita abbastanza sovrappensiero direi.
Però la vidi.
Notai quel suo passo leggero ed incerto al contempo, quell'andatura velocissima e felina, come se un fondista percorresse la passerella di una sfilata, e decisi che quel pomeriggio sarebbe stato migliore se avessimo percorso un pò di strada insieme.
Per evitarmi le solite figure, rallentai il furgone e solo quando fui sicuro e le fui quasi di fianco, tirai giù il finestrino ed urlai volutamente quello che credo sia uno dei meno simpatici approcci di sempre: "ehi ciao ti occorre un passaggio?", che mi ha sempre suggerito l'immagine di un serial killer all'ora della merenda. Con un furgone poi.
Come riflesso di chi è assuefatto a certe cose, come ogni donna quotidianamente sarà preparata a fare, si girò appena senza davvero guardare ed alzò la mano sinistra in cenno di 'no di certo, grazie'. Mentre sorridevo, la sua mano alzata così bianca e filiforme in controluce mi sembrò quasi un'anemone di mare che si stagliava dalla manica di quel suo cappottino stretto nero come da un fondale scuro ma vivacissimo.
- proprio sicura?
Si girò finalmente, forse pronta a declinare l'invito in maniera più decisa, ma la sua espressione cambiò improvvisamente ed il suo viso si illuminò in un sorriso che condividevo e mi riempì il cuore, oltre a confermare uno strano stato di agitazione che mi capitava ultimamente ogni volta che mi trovavo con lei. Avevo notato in me questa specie di imbarazzo infantile, quella sensazione che ti fa vagliare ogni parola per la paura che sia inopportuna. Essere se stessi attraverso il filtro Ludwig, più a fuoco, più contrasto, più nitidezza e presenza. Perchè lo facciamo? Siamo l'animale Alpha a caccia? Siamo a teatro e dobbiamo emozionare? Forse siamo entità non troppo complesse che hanno davvero il bisogno di essere comprese, accettate, completate.
Ripartii lentamente, probabilmente perchè non riuscivo a non guardarla, forse anche incredulo dell'incontro fortuito e felice di averla a bordo.
- Stai andando a casa?
- Si tornavo a casa.. tu? lavoro?
- In realta per oggi ho finito, purtroppo dovrò aiutare mia sorella per il trasloco, sono ancora sul furgone per questo.
- ah, non ti invidio proprio pensa - disse ridendo
- Mi invidierai ancora meno se aggiungo che si trasferisce in un paesino sperduto a nord di Roma, devo andare lì.
- Cavolo proprio una simpatica giornata! no io invece arriverò a casa, farò due coccole a cane e gatti, metterò una tuta e mi preparerò un the.
Ecco il the era una delle sue peculiarità, uno dei tratti distintivi quanto lo era il suo colore di capelli o l'odore della sua pelle. L'avevo conosciuta un bel pò di tempo prima, probabilmente ne avrà avuta una tazza in mano e ricordo di aver pensato che questa tipa così pacata e dolce assumenva in realtà molta più teina dell'intero fabbisogno mensile di un qualsiasi inglese del Kent, figuriamoci rispetto ad un semplice caffeinomane come me. E tra animali notturni, divoratori insonni, probabilmente ci si riconosce.
Continuai a guidare verso casa sua che sfortunatamente era abbastanza vicina, scambiammo altre chiacchiere che potevano servirmi come viatico per la lunga e faticosa giornata, una spensieratezza che poteva solamente alleggerire i chilometri che mi separavano da Roma.
Non so dire come successe esattamente, se arrivai a supplicarla o se bastò la vaga idea di fermarsi da Ikea, ricordo però distintamente che una mezz'oretta più tardi eravamo ancora in viaggio a parlare e scherzare, alla volta della mia onerosa destinazione.
Fu probabilmente l'happening di due unità, l'integrazione di due solitudini. Parlammo di tutto, ne avevamo il bisogno, avevamo bisogno di comunicarci aprirci scambiare e distrarci, ci prendemmo in giro perchè dovevamo conoscerci ancora ed ancora, ci confrontammo per capire certi segnali che evidentemente stavamo cercando. Due timidezze sul ring, l'incontro iniziato con una danza di studio dell'altro, per cercare di non abbassare la guardia troppo presto oppure attaccare senza aver rispettato i tempi dell'onorevole avversario.
Con una pazienza ineguale, una calma inespressa, affiancò la mia persona tutto il giorno fino a sera, nei mille e mille imprevisti ed ansie che solamente un trasloco "alla mia sorella" poteva creare, accompagnando ogni azione con quel suo sorriso lucido ed intenso tanto da farti venir voglia di fermare tutto e godersi una complicità nuova, inaspettata, fatale.
Con questi pensieri caricai la schiena, spostai mobili, guidai, parcheggiai e guidai nuovamente, affrontai in famiglia discorsi tecnici che forse non mi interessavano, ma quella leggerezza e quel sorriso interno non accennavano a scemare.
Arrivò il momento di congedarsi dallo stress, arrivò il momento in cui, a furgone carico, si poteva intravedere la luce alla fine dei lavori forzati. Eravamo stanchi, provati, avevamo fatto il pieno di parole ed azioni altrui ma era finalmente giunto il momento di dedicarsi un altro pò a noi.
Due pipistrelli si inseguivano tra le fronde dei pochi alberi di quel borgo residenziale, le poche e deboli luci illuminavano a malapena il piazzale del parcheggio. Ebbi il tempo di valutare quel nuovo cambiamento di vita di mia sorella, che mi parve assurdo. Però i pipistrelli continuavano a volteggiare ed inseguirsi, non era tutto poi così assurdo. Possiamo passare una vita a cercare di prendere quel che vogliamo o desideriamo, a volte ce ne facciamo una vaga idea e più raramente lo raggiungiamo, però magari in maniera casuale e senza alcuna aspettativa. Altro assurdo, volere non era potere? Evidentemente la bellezza sta proprio nell'inaspettato, l'emozione risiede nella sorpresa, nel mistero.
Il mezzo era fermo e spento al cancello, attendevo l'ok per partire con gli ultimi oggetti.
Ci guardammo ancora come fosse la prima volta, poi avvicinò la sua bocca alla mia e ci baciammo. Inutile provi a descrivere oltre.
Credo sia stato un attimo di eternità, perchè era quello che avevo desiderato per tanto tempo, era quello che non avevo avuto il coraggio di fare da altrettanto tanto tempo, come spesso mi capitava quando avevo una preoccupante inclinazione verso una ragazza. Bloccato in un photo-finish, colto sul fatto e rapito nel giro di qualche secondo.
Poi ci staccammo, lo sguardo mio incredulo ed il suo quasi beffardo, e mi prese un pò in giro perchè ci rendemmo conto, non fosse stato per la sua intraprendenza forse ci saremmo cercati in un loop infinito.
Mentre inseguivo ogni movimento delle sue pupille nocciola, mi entusiasmavo per ogni riflesso che poteva sembrare una lucida lacrima, mentre cadevo inesorabilmente per perdermi in lei, mentre ogni odore di professionalità scompariva da quell'abitacolo freddo e spoglio, mentre guardavo i suoi capelli tra le mie dita, mi chiese cosa pensavo di questo avvenimento, chiese risposte sincere perchè non si vive di sole favole, e tutti sappiamo quanto possa far male illudersi che qualcosa di vero e così bello sia avvenuto per poi rivelarsi un fuoco fatuo, la casualità ed il bisogno a banchetto, nell'attesa di deridere gli astanti appena finita la portata principale. Chiese il significato, i trascorsi, chiese sincerità e protezione mentre mi porgeva i cristalli del suo cuore.
Ecco, fa attenzione, così, piano.
Mi ero trovato talmente preso che quel giorno non avevo fumato neanche una sigaretta.
Non credo pensai molto alle risposte che sentivo fluire nelle parole: erano li, tuffatrici sul bordo, evoluzioni studiate e ripetute nel tempo perchè appassionanti, emozionanti.
Le risposi che si, questa era una cosa vera, la cosa che volevo da tempo ma non avevo ancora metabolizzato: desideravo davvero stare con lei.
E giurai a lei prima, poi a me stesso, che avrei trattato quella creatura con tutta l'attenzione e l'amore di cui mi ritenevo capace. Ed il cielo mi è testimone, avrei fatto e farei di tutto pur di starle accanto e dirle sempre quanto significa per me.
Se dovessi incontrarla di nuovo, come allora, in strada, riconoscendone il passo sfuggente.

giovedì, febbraio 27, 2014

(21/02) 2014 l'anno del compasso

Contatto.

Vi dirò com' è andata.
Mentre capite che un grandangolo può suggerire alla mente un esploso enorme rispetto al misero teatro che avete davanti, vi rendete contemporaneamente conto del fatto che anche questo spettacolo sarà una enorme bolla televisiva. Una voce fuori ha già iniziato a ripetere "signori solo altri due minuti signori prego seduti" troppe volte, il volteggio degli abiti estremi - a volte terribili a volte solo naive, e l'invasione delle tette puntute ingioiellate truccate, come negli anni gloriosi in cui -forse- questo Ariston aveva una gloria.
Teste mature su corpi non loro, urlano oppure scattano, immagine immagine immagine "forse meglio se mi metto che dietro si legge POLTRONISSIME".
Eccolo, minuto, il direttore del circo. applaudono il suo medio saluto, i suoi medi auguri, le sue medie didascaliche osservazioni. cronaca di una morte annunciata.
Noioso, perbenista, lento, retorico, ti seguono i degenti d'ospedale cercando di capire se vali un vello come quello che ti è stato pagato.
Siete ora privi di qualsiasi riferimento. il varietà offre un menù da Domenica In condensato in meno ore, è stato decongelato un mago illusionista dicono, poi canta qualcuno ah si è il figlio noiosissimo di un padre noiosissimo che ha scritto una litanìa che la dovete riascoltare perchè la scuola genovese e mia madre si innamorò ed io ve la rifaccio che se commuovo vinco.
Fiumi di parole incrociate, la scaletta viaggia serrata e una donna in galleria urla "300 euro per non vedere nienteeeeeee" e dal palco una risposta a caso. non preoccupatevi. avete già sentito che i tentati suicidi sono stati passati durante la serata d'apertura. avete evitato con questa furbata della semifinale anche l'ospite politico. sapete già che questo spettacolo si fa carico morale della situazione in cui verte il paese intero e lo si vede benissimo dalla mancanza di fiori nella scenografia. avete appreso in 1,274 secondi che un cantante di un gruppo degli anni '70 è scomparso pochi istanti prima in un incidente stradale ma adesso pubblicità.
La valletta è meno bella di quelle oche strapagate che non sanno parlare questa si che fa ridere mentre decide da dove entrare e cambia d'abito e sviluppa le gag che porco mondo come fa ridere. Avrete anche il momento dello scandalo, sacrilegio un cantautore tra i big ha infranto le regole del santo festival quindi dovrà essere messo alla gogna, ma ti prego caro autore disonesto, torna a trovarci domani che la ribalta non si nega a nessuno e cazzo quanto ci dispiace ma devi proprio andare fuori dalla gara che qui non siamo a perdere tempo con dei brani editi nella parrocchia del quartiere. ma già ti volevamo bene, potresti avere un futuro, magari iscriviti l'anno prossimo.
Ora però canta lui in persona ssshh proprio lui, che credevate che il reparto archeologia di mamma SIAE si perdesse ad inseguir farfalle. quindici minuti di ricerca della tonalità per lui, quindici(alla n) della celebrità che si è rubato con una sola canzone scritta, per parlare intonando coperto da una valanga di pianoforte che bravissimo il pianista ma quando canta questo.
Tra un "entra di qua" ed un colpetto che ancora non hai imparato a star sotto il riflettore e guardare in camera, tra un 'lo annuncio io' ma 'no questa era la mia battuta del momento', lo show procede inesorabile lungo le sue 4 ore. Ed i due pietosi sul palco lo fanno notare, abbiamo un'età qui, come voi in sala e voi a casa tutti, mica si può continuare la televisione fino oltre le 23...quasi sbadigliano, gli duole moltissimo dover presentare le nuove proposte che nuove è una parola davvero blasonata nella modernità.
i così chiamati BIG si susseguono tronfi delle loro cover, stasera che sera, rifiorisce ad libitum la musica leggera italiana. sono tutti ma proprio tutti accompagnati da ospiti ancora più BIG che non è mai abbastanza. allora l'ex cantante di un ex-gruppo spunta insieme ad un attore ed una modella che suonano rispettivamente batteria e basso il che ci porta alla conclusione che la musica è proprio per cani e porci. infatti un altro attore attempato e visibilmente ubriaco fa da spalla ad una specie di muppet con un flanger in bocca, sbagliando totalmente il brano ma il bello della diretta e Sanremo è Sanremo, poi è la volta di un big meno big insieme ad uno che mascherato si propone come un big di altro settore, quello alternativo quindi ora spopolerò anche nel mainstream e per farvi vedere quanto valgo invito a suonare la batteria uno che famoso e famigerato lo è davvero, però qui fa la figura del cane pastore senza gregge.
Ospiti internazionali quindi, che sollievo. peccato che a medioman e valletta non siano stati pagati sufficienti rimborsi per imparare un pò di lingua straniera -che mica nella vita uno si può ammazzare di lavoro senza motivo- e allora ciao grazie grande abbiamo qui con noi tommy lì come stai ti piace l'Italia e la pizza e per finire, si deve passare alla fase ultima, prima delle ATTESISSIME premiazioni.
L'ospite viene presentato leggendo le ultime righe dell'ultima cartelletta, stanchi che solo dopo 8 ore in miniera ci si sente così stanchi - ma guarda se questa esibizione la si può passare dopo la mezzanotte meledetti autori- e quindi ecco finalmente gli unici 12 minuti di vera musica (probabilmente) dell'intera manifestazione.altro ospite internazionale ma è il momento di andare avanti, il tuo bisnonno aveva origini italiane quindi tu parlerai benissimo italiano, cosa ti piace, hai girato per la città, il tuo nuovo singolo lo presentavi qui stasera e grazie della presenza e la pizza si è buonissima e le donne beh le italiane sono insuperabili e vabbè adesso però accomodati che dobbiamo andare a casa.
Signori e signore, ecco il vincitore. con un sottinteso "abbiamo-dovuto-sdoganare-stocazzo-di-RAP" ecco a voi il ragazzetto bravo bravo che viene dalla terra dei fuochi che però lui mica spara lui si esprime col rap e a forza di parole in rima è arrivato al cuore della gente, che bravo che è e che bel business è il rap ma quanto ci farà mangiare già sto contando il contante.
Hanno passato la dogana le canne, i tatuaggi, le creste i piercing non vedo perché non il rap. figli e pronipoti di mtv che passano per la rai in elegante scivolata quasi che non ve ne accorgete. uscendo dal teatro in preda a convulsioni da sbadiglio, le persone accalcate a caccia di celebrità riescono a confondervi con attori o cantanti a caso mentre voi starete pensando a dove/cosa mangiare e quanto il parcheggio esclusivo custodito del teatro avrà prosciugato la vostra carta di credito.
Vi ritroverete in strada a pensare a quanto rimpiangete il Festivalbar.

Compasso

Il teatro Ariston di Sanremo, credo come tutti i teatri visti in tv o gli studi televisivi stessi, è davvero piccolo e vecchio.Si, vecchio, non vintage o antico. Le locandine appese, le bacheche dorate di alluminio, i pavimenti ed i bagni, le sedie come il bar o le insegne, tutto sa di bar-sport. Frequentato a questo punto solamente nella settimana del Santo festival, forse un paio di giorni di attività per il Premio Tenco (che alcuni rumors danno per prossimo alla chiusura), vanta un bestiario umano davvero notevole. Sarete a disagio anche se ultra-settantenni. Nella serata della semifinale dell'edizione 2014, di venerdì, questo bestiario a quanto pare si espande raggiungendo livelli estremi di velinismo, nota malattia della modernità che riduce le persone a mere sagome da scatto digitale e le spinge, nei casi incurabili, all'avvicinamento di celebrità vere o presunte, di modo che l'aura di queste possa trasmettersi o almeno il loro manager possa decidere di fare un'avance. Ma veniamo all'evento.
Fabio Fazio, per l'ennesima volta presentatore del festival, è personaggio stanco e poco carismatico. Le sue battute -sarà colpa degli autori- sono del livello dei film di Fabio Volo. nota bene: dei film di Volo. Un democristiano al fronte. Ma con un conto in banca accresciuto di €600.000 per sole 5 serate.
Lo spettacolo somiglia, anzi, è l'estensione di Fazio. Un po' come vedere un episodio del Bagaglino ma più lungo del solito. Battute a salve sulla politica, sul sociale, sulla crisi, nemmeno un accenno biografico o critico -critico!- su ospiti o cantanti in gara. La presenza del Mago Silvan e poi il cameo di Gino Paoli illustrano bene la ventata di novità che il festival ci porta. Il primo entra giustificando subito la sua lunga assenza dalla tv per via delle sue costanti turnè a Las Vegas dove va fortissimo, il secondo come già detto, è il fantasma di sé e come cantante beh..a ognuno i suoi pareri in proposito.
Così mentre si alternano esecuzioni di dubbio gusto (la versione di Nel blu dipinto di blu di Gualazzi con Bloody Beetroots e Tommy Lee dei Motley Crue è davvero imbarazzante, della versione di DeAndrè di un pezzo di DeAndrè vorrei evitare di parlare) apprendiamo al volo e decontestualizzata la notizia della morte per incidente di F. Di Giacomo cantante del Banco Del Mutuo Soccorso. Decontestualizzata perché appena accennata e priva di sentimenti o risonanza sulla serata. Ma si sa, quelli del progressive non contano. Viva la musica leggera.
E la comicità innocua della prima serata. La Littizzetto è, assecondando il tenore del festival, innocua e meno simpatica del solito. Sarà che l'abbiamo sopportata sempre in pillole ed ora invece…
Viene poi la volta dello scandalo-momento. Riccardo Sinigallia squalificato perché qualcuno avrebbe segnalato l'avvenuta esecuzione del pezzo un anno prima del Sanremo. Trattandosi di una rassegna di inediti, la cosa risulta inaccettabile e le regole sono regole. Peccato.
Quattro ore sono lunghe, come questo articolo direte, ma ci tengo a delineare bene il tutto affinché possiate correre a prenotare il biglietto per la prossima edizione. E poi se siete arrivati fino a qui è che, in fondo, Sanremo oppure il gossip, vi stuzzica.
In questo tempo lunghissimo gli stessi presentatori più volte ripetono che sono stanchi e che preferirebbero essere a casa con i loro cagnetti. Ripetiamo, €600.000 Fazio, €370.000 Littizzetto per le 5 serate, euro più euro meno.
I big con le loro versioni di pezzi famosi vanno dal cantante de Le Vibrazioni con Scamarcio alla batteria a Giusy Ferreri con Alessandro Haber (!) passando per Antonella Ruggiero con Digiensemble Berlin e Frankie HiNrg con Fiorella Mannoia. In tutto questo la giuria di qualità presidiata dal regista Virzì e composta da personaggi più o meno legati alla musica si prepara a votare giudicando soprattutto le nuove proposte di cui abbiamo i quattro finalisti con codice 1 2 3 4 se volete mandate un sms al costo di solo €1,02 astenersi minorenni.
Si esibiscono Zibba, scuola genovese, Diodato, cantautore malinconico, TheNiro penalizzato anche da un audio pessimo nella sua esibizione indie, Rocco Hunt, baby rapper napoletano.
Prima del finale al cardiopalma, viene pigramente invitato ad esibirsi Paolo Nutini, che effettivamente tra una Caruso intonata con pronuncia dubbia ma grande voce, Candy altro suo classico e Scream per lanciare il nuovo album, si pone una spanna più in alto di tutta la qualità finora sciorinata liberamente. Bene il sound, bene i brani, bene lui.
Ma come per tutti gli ospiti non italofoni, viene incalzato da domande ed osservazioni in italiano proprio perché a noi, di assumere gente che sappia anche un minimo di inglese, non va giù. Prima che lo chiediate, il cache dell'interprete è stato assorbito dalla parcella dei presentatori e probabilmente investito per le mirabolanti imprese di Silvan.
Il resto è già storia antica. Rocco Hunt ha vinto, perché in qualche modo qualcuno doveva pur istituzionalizzare questo benedetto rap, e farlo passare attraverso Sanremo poteva e doveva essere la mossa giusta. Se poi questo passe-partout è anche del sud, povero sud, sofferente sud senza lavoro, violento ma di cuore allora…il quadro è perfetto. Tutti uniti, almeno per Sanremo ed i Mondiali di calcio. Che tenerezza.


venerdì, dicembre 20, 2013

doc guerrilla

sottofondo: tic-toc, bifolcheggiamenti.


Non sono un cultore e, sin d'ora, me ne vanto.

lunedì, marzo 18, 2013

cauto incedere

sottofondo: Sigur Ros - Hoppipolla

...il nostro protagonista incede nei passi cercando di scacciare i pensieri funesti che attanagliano la sua gola.
ha freddo, sente di essere inadeguato a quel clima gelido, ma sa anche che non è la pioggia a fargli quell'effetto.
lei ha aperto il suo cuore, nel momento stesso in cui egli si lasciava andare alla deriva di un sentimento schiacciante. schiacciante e prepotente, di una piacevole invasività.
le sue parole suonarono quasi familiari, suonarono come una firma in calce ad una unione di anime inquiete
familiari come il suono del tiro della sigaretta notturna, così sommesso, così sfuggente ma pur sempre implicito nel tabagista.

ora la paura, più di tutte, è la padrona della scena...nel momento stesso in cui si apre il fatidico vaso di Pandora, ognuno in cuor suo sa che le cose possono cambiare
soprattutto per lei, semmai dovesse scoprire che parlargli le ha fatto male,
e non le rende le cose più semplici, non scivola la fiducia come fino al giorno prima ma complica una relazione così travolgente da non lasciar feriti, così slavina da oltrepassare ogni preconcetto.
il suo sguardo, quello serio, quello molto serio coperto appena dal velo della tristezza di chi adulto si è ritrovato per un istante in un istante
lo aveva distrutto come poteva esserlo una chiglia di un veliero dopo una cannonata.
la paura che può non farle vedere quanto una lacrima possa spiegare meglio di mille parole
la paura di non essere trattata con il rispetto che merita e che ha avuto fino al momento immediatamente precedente.
la stessa paura che lui applica alle cose per non romperle, il timore di tante operazioni a cuore aperto alle quali non ci si è mai abituati.

il tempo che resta, speso nell'attesa di un segnale.
il tempo che resta, passato al ritmo dei tasti mentre scrive di getto nel silenzio inopportuno. vorrebbe che il telefono squillasse, vorrebbe che una chat si aprisse, per la prima volta forse dopo anni.
il silenzio può logorare come l'acqua, se lasciato a se stesso nell'imbarazzo dell'attesa.

poi il telefono squilla.
genuino stupore. non è un call center di telefonia mobile.
dall'altra parte c'è lei, a confermare che la paura, se si vuole, si può affrontare.
che il tempo speso a crescere, ogni tanto, è stato utile a rafforzare un'anima fragile.

[…]