mercoledì, febbraio 20, 2019

Due Unità

Sottofondo: Nine Inch Nails - All that could have been.

La incontrai per caso in un pomeriggio assolato di Gennaio, su di una strada del centro non molto frequentata, tipico di lei.
Percorrevo il viale alberato sovrappensiero come sempre. All'epoca guidavo un furgone per lavoro, uno di quei mezzi scomodi ed abbastanza rumorosi da non permettermi altro che evadere col pensiero. Il riabituarsi a dei ritmi lontani nel tempo, vivere una realtà diversa dopo le vicissitudini che hanno in qualche modo cambiato il corso dei tuoi eventi, cercare dettagli fuori dal finestrino che possano legarti a qualcosa, porgerti una diversa ed inaspettata possibilità. Una vita abbastanza sovrappensiero direi.
Però la vidi.
Notai quel suo passo leggero ed incerto al contempo, quell'andatura velocissima e felina, come se un fondista percorresse la passerella di una sfilata, e decisi che quel pomeriggio sarebbe stato migliore se avessimo percorso un pò di strada insieme.
Per evitarmi le solite figure, rallentai il furgone e solo quando fui sicuro e le fui quasi di fianco, tirai giù il finestrino ed urlai volutamente quello che credo sia uno dei meno simpatici approcci di sempre: "ehi ciao ti occorre un passaggio?", che mi ha sempre suggerito l'immagine di un serial killer all'ora della merenda. Con un furgone poi.
Come riflesso di chi è assuefatto a certe cose, come ogni donna quotidianamente sarà preparata a fare, si girò appena senza davvero guardare ed alzò la mano sinistra in cenno di 'no di certo, grazie'. Mentre sorridevo, la sua mano alzata così bianca e filiforme in controluce mi sembrò quasi un'anemone di mare che si stagliava dalla manica di quel suo cappottino stretto nero come da un fondale scuro ma vivacissimo.
- proprio sicura?
Si girò finalmente, forse pronta a declinare l'invito in maniera più decisa, ma la sua espressione cambiò improvvisamente ed il suo viso si illuminò in un sorriso che condividevo e mi riempì il cuore, oltre a confermare uno strano stato di agitazione che mi capitava ultimamente ogni volta che mi trovavo con lei. Avevo notato in me questa specie di imbarazzo infantile, quella sensazione che ti fa vagliare ogni parola per la paura che sia inopportuna. Essere se stessi attraverso il filtro Ludwig, più a fuoco, più contrasto, più nitidezza e presenza. Perchè lo facciamo? Siamo l'animale Alpha a caccia? Siamo a teatro e dobbiamo emozionare? Forse siamo entità non troppo complesse che hanno davvero il bisogno di essere comprese, accettate, completate.
Ripartii lentamente, probabilmente perchè non riuscivo a non guardarla, forse anche incredulo dell'incontro fortuito e felice di averla a bordo.
- Stai andando a casa?
- Si tornavo a casa.. tu? lavoro?
- In realta per oggi ho finito, purtroppo dovrò aiutare mia sorella per il trasloco, sono ancora sul furgone per questo.
- ah, non ti invidio proprio pensa - disse ridendo
- Mi invidierai ancora meno se aggiungo che si trasferisce in un paesino sperduto a nord di Roma, devo andare lì.
- Cavolo proprio una simpatica giornata! no io invece arriverò a casa, farò due coccole a cane e gatti, metterò una tuta e mi preparerò un the.
Ecco il the era una delle sue peculiarità, uno dei tratti distintivi quanto lo era il suo colore di capelli o l'odore della sua pelle. L'avevo conosciuta un bel pò di tempo prima, probabilmente ne avrà avuta una tazza in mano e ricordo di aver pensato che questa tipa così pacata e dolce assumenva in realtà molta più teina dell'intero fabbisogno mensile di un qualsiasi inglese del Kent, figuriamoci rispetto ad un semplice caffeinomane come me. E tra animali notturni, divoratori insonni, probabilmente ci si riconosce.
Continuai a guidare verso casa sua che sfortunatamente era abbastanza vicina, scambiammo altre chiacchiere che potevano servirmi come viatico per la lunga e faticosa giornata, una spensieratezza che poteva solamente alleggerire i chilometri che mi separavano da Roma.
Non so dire come successe esattamente, se arrivai a supplicarla o se bastò la vaga idea di fermarsi da Ikea, ricordo però distintamente che una mezz'oretta più tardi eravamo ancora in viaggio a parlare e scherzare, alla volta della mia onerosa destinazione.
Fu probabilmente l'happening di due unità, l'integrazione di due solitudini. Parlammo di tutto, ne avevamo il bisogno, avevamo bisogno di comunicarci aprirci scambiare e distrarci, ci prendemmo in giro perchè dovevamo conoscerci ancora ed ancora, ci confrontammo per capire certi segnali che evidentemente stavamo cercando. Due timidezze sul ring, l'incontro iniziato con una danza di studio dell'altro, per cercare di non abbassare la guardia troppo presto oppure attaccare senza aver rispettato i tempi dell'onorevole avversario.
Con una pazienza ineguale, una calma inespressa, affiancò la mia persona tutto il giorno fino a sera, nei mille e mille imprevisti ed ansie che solamente un trasloco "alla mia sorella" poteva creare, accompagnando ogni azione con quel suo sorriso lucido ed intenso tanto da farti venir voglia di fermare tutto e godersi una complicità nuova, inaspettata, fatale.
Con questi pensieri caricai la schiena, spostai mobili, guidai, parcheggiai e guidai nuovamente, affrontai in famiglia discorsi tecnici che forse non mi interessavano, ma quella leggerezza e quel sorriso interno non accennavano a scemare.
Arrivò il momento di congedarsi dallo stress, arrivò il momento in cui, a furgone carico, si poteva intravedere la luce alla fine dei lavori forzati. Eravamo stanchi, provati, avevamo fatto il pieno di parole ed azioni altrui ma era finalmente giunto il momento di dedicarsi un altro pò a noi.
Due pipistrelli si inseguivano tra le fronde dei pochi alberi di quel borgo residenziale, le poche e deboli luci illuminavano a malapena il piazzale del parcheggio. Ebbi il tempo di valutare quel nuovo cambiamento di vita di mia sorella, che mi parve assurdo. Però i pipistrelli continuavano a volteggiare ed inseguirsi, non era tutto poi così assurdo. Possiamo passare una vita a cercare di prendere quel che vogliamo o desideriamo, a volte ce ne facciamo una vaga idea e più raramente lo raggiungiamo, però magari in maniera casuale e senza alcuna aspettativa. Altro assurdo, volere non era potere? Evidentemente la bellezza sta proprio nell'inaspettato, l'emozione risiede nella sorpresa, nel mistero.
Il mezzo era fermo e spento al cancello, attendevo l'ok per partire con gli ultimi oggetti.
Ci guardammo ancora come fosse la prima volta, poi avvicinò la sua bocca alla mia e ci baciammo. Inutile provi a descrivere oltre.
Credo sia stato un attimo di eternità, perchè era quello che avevo desiderato per tanto tempo, era quello che non avevo avuto il coraggio di fare da altrettanto tanto tempo, come spesso mi capitava quando avevo una preoccupante inclinazione verso una ragazza. Bloccato in un photo-finish, colto sul fatto e rapito nel giro di qualche secondo.
Poi ci staccammo, lo sguardo mio incredulo ed il suo quasi beffardo, e mi prese un pò in giro perchè ci rendemmo conto, non fosse stato per la sua intraprendenza forse ci saremmo cercati in un loop infinito.
Mentre inseguivo ogni movimento delle sue pupille nocciola, mi entusiasmavo per ogni riflesso che poteva sembrare una lucida lacrima, mentre cadevo inesorabilmente per perdermi in lei, mentre ogni odore di professionalità scompariva da quell'abitacolo freddo e spoglio, mentre guardavo i suoi capelli tra le mie dita, mi chiese cosa pensavo di questo avvenimento, chiese risposte sincere perchè non si vive di sole favole, e tutti sappiamo quanto possa far male illudersi che qualcosa di vero e così bello sia avvenuto per poi rivelarsi un fuoco fatuo, la casualità ed il bisogno a banchetto, nell'attesa di deridere gli astanti appena finita la portata principale. Chiese il significato, i trascorsi, chiese sincerità e protezione mentre mi porgeva i cristalli del suo cuore.
Ecco, fa attenzione, così, piano.
Mi ero trovato talmente preso che quel giorno non avevo fumato neanche una sigaretta.
Non credo pensai molto alle risposte che sentivo fluire nelle parole: erano li, tuffatrici sul bordo, evoluzioni studiate e ripetute nel tempo perchè appassionanti, emozionanti.
Le risposi che si, questa era una cosa vera, la cosa che volevo da tempo ma non avevo ancora metabolizzato: desideravo davvero stare con lei.
E giurai a lei prima, poi a me stesso, che avrei trattato quella creatura con tutta l'attenzione e l'amore di cui mi ritenevo capace. Ed il cielo mi è testimone, avrei fatto e farei di tutto pur di starle accanto e dirle sempre quanto significa per me.
Se dovessi incontrarla di nuovo, come allora, in strada, riconoscendone il passo sfuggente.