mercoledì, marzo 06, 2019

Il fondo

sottofondo: Pink Floyd - Echoes
Toccai il fondo proprio quando non seppi più dove e come guardare. Mentre cercavo avantindietrosinistraniente...nessun risultato. Ma da qui, proprio sembrava impossibile.
Di nuovo in un nuovo giro, lasciavo ormai tracce che ripercorrevano tracce. Sembrava tutto così soffice dopo esserci passati quante non so.. 15? 100 volte? Avevo probabilmente tracciato mille mandala e millemila arabeschi in una folle e forse pacchiana cupa decorazione. Ormai avevo dato tutta me stessa e proprio non riuscivo a trovarla. Disperazione, poi riprendi ancora. Ripeti.
E' grande, il fondo.
La cosa mi era sfuggita di mano un pò di tempo prima.. sapete, quei momenti di maretta, i momenti di turbolenza-segue-agitazione in un flusso non costante che rende impossibile capire se aprirsi un pò di più o serrarsi fortissimo ed attenderne il passaggio. Difficile sul serio. Soprattutto se il tutto accade così velocemente in un tempo eccezionalmente dilatato. Apri, chiudi, apri.. In pratica una vita ad intermittenza, umide decorazioni natalizie su di un albero mai smontato. Fu in uno di quei momenti, dicevo, che la persi. Si allontanò piano, mentre cercavo di seguirla e non capivo cosa stesse succedendo. Fu un attimo, ondeggiamenti prima, poi una spinta improvvisa e non era più con me. Quel suo bagliore fu l'ultima cosa che vidi prima che ogni riflesso venisse assorbito da una notte vergognosamente blu.
Rimasi in silenzio per ore, giorni, non potevo far altro che aspettare. Non potevo ancora muovermi. Troppo debole e disorientata.
Quando mi resi conto che la tempesta era passata, recuperate un pò le forze e ripescato un barlume di lucidità, iniziai a girare. Sfruttavo ogni possibile corrente, ogni flusso, ogni pensiero e istinto. Strisciavo, mi trascinavo a volte. Ma proseguivo, imperterrita.
Girai mari e monti per così dire, mi affacciai su abissi inesplorati profondichenonsivedenulla ma ugualmente senza paura scandagliai ogni possibile paesaggio che a quel punto cominciava a somigliarsi e confondermi.
Disperazione, poi riprendi ancora. Ripeti.
Avrei potuto cercare-inseguire-setacciare per sempre, oppure pensare di farmi ritrovare in qualche modo. Così iniziai. Evoluzioni come queste non le avevo mai immaginate. Lavorai sodo, portando tutto quello che avevo intorno ad un livello più alto. Come un gatto si porta nel punto più alto di casa ad osservare, così decisi io di sopraelevare il mondo, capii che avrei potuto sfruttare quei moti che sembravano perpetui a mio favore, per rivederla. Ripresi fiato, ma continuai allo stremo perchè tutto avvenisse come lo immaginavo. No.. Io lo vedevo.
Avevo affidato la cosa al caso? Possibile. Ma l'istinto a volte vaga oltre la coincidenza e volutamente ignora il caso.
Il fondo è enorme, dicevo. Ma fu fondamentale. Toccare quella superficie nuova, percepirne le sfumature, muovermi cieca tastando ogni particella anche sospesa. Imparavo. Costruivo.


Aperta. Grandi respiri. Ora intorno si è fatto tutto azzurro, nessuna paura per le correnti, lontana com'ero dal torbido fondo. La sabbia era diventata mia alleata, casa amica e famiglia.
Grazie a lei, al suo letto soffice ed al mio modo di rifarlo, tra le curve lisce ed i tracciati a perdita d'occhio il mio desiderio si avverò.
Rotolando piano, spinta in ogni direzione, quella mia piccolissima Perla tornò a me, in me.
Avevo tanto da darle, volevo renderla la più bella e lucente del mare. Si sarebbero dovuti inchinare perfino i cavallucci marini.
Socchiusa. Respiri lenti, lunghissimi. Rispetto per il silenzio, la culla sarà il mare, la casa la conchiglia.
Ti abbraccio, sono completa.